Simbolo delle speranze dei socialisti riformisti nel 1919 e testimone degli orrori del fascismo
Separazione consensuale ma con l’amaro in bocca: la storica bandiera del Partito socialista, protagonista al congresso di Bologna nell’ottobre del 1919, lascia la città etrusca e approda a Fratta Polesine. Alla fine anche Giosuè Paggioro, attento cultore di storia locale e custode di preziosi cimeli, ha dovuto cedere alla volontà della maggioranza dei socialisti adriesi di mettere al sicuro la bandiera donandola al comune di Fratta per affidarla alla casa museo Matteotti, divenuta nel 2017 monumento nazionale.
La consegna ufficiale è avvenuta mercoledì 8 giugno pomeriggio in sala Cordella con una breve ma suggestiva cerimonia alla presenza di Giovanni Giribuola segretario dei socialisti adriesi insieme al segretario regionale del PSI Veneto Riccardo Mortandello, sindaco di Montegrotto. Quindi il neo sindaco Massimo Barbujani e il collega di Fratta Giuseppe Tasso. Ovviamente non poteva mancare Lodovica Mutterle direttrice della casa Matteotti. Presente in forma ufficiale l’Anpi con Luigino Nali che sosteneva il vessillo dell’associazione partigiani.
Barbujani ha sottolineato “l’importanza di conservare la memoria storica salvando e valorizzando alcuni cimeli che diventano simboli”. Così ha ricordato di aver visto “questa bandiera sulla bara di mio zio Valerio” (Cavallari, scomparso nel 2009, sindaco di Adria dal 1976 al 1985, ndr). Per poi aggiungere: “Devo confessare che mi dispiace che questo cimelio lasci la nostra città, tuttavia riconosco che potrà diventare la ciliegina sulla torta per il museo Matteotti”. Ed ha annunciato che “nell’anno del centenario dell’uccisione di Matteotti (avvenuta a Roma il 10 giugno 1924, ndr) organizzeremo una manifestazione ad Adria e chiediamo fin d’ora che questa bandiera possa tornare a ‘casa’ almeno per una settimana”.