16 Novembre 2025

Rassegna Montegrotto 11/9/25

+++ Scuole: i fatti contro la strumentalizzazione politica +++

Alcune dichiarazioni dell’opposizione sulla situazione scolastica richiedono una risposta puntuale sui fatti, per evitare che informazioni inesatte creino inutili preoccupazioni.
– Sulla presunta “fuga” verso Abano: non esiste alcuna “emorragia di iscrizioni” da Montegrotto verso altri comuni. I dati delle iscrizioni smentiscono categoricamente questa affermazione.
– Sul metodo Montessori: la decisione di attivarlo alla scuola Nievo è stata presa autonomamente dal Consiglio d’Istituto, composto da dirigente scolastico, rappresentanti dei docenti, del personale ATA e dei genitori. Il Comune non ha alcuna competenza in merito a queste scelte didattiche.
– Sui tempi della scuola Ruzzante e della Nievo: la situazione è temporanea e gestibile. I servizi igienici sono stati completamente rinnovati durante l’estate – un intervento atteso da anni – e restano agibili 3 bagni in attesa della consegna dei divisori compresi quelli della palestra e della tensostruttura. La mensa della Nievo sarà operativa dalla prossima settimana.
-La scelta di posticipare inizialmente il tempo pieno è decisione autonoma della scuola, pratica normale per consentire un rientro graduale dopo le vacanze.
-Sul nostro impegno: questa Amministrazione ha realizzato il più importante piano di investimenti mai fatto sulle scuole, toccando tutti i plessi con risultati concreti e visibili. La nuova scuola Don Milani diventerà un modello di eccellenza che altri comuni ci invidieranno.
È davvero dispiacevole che si strumentalizzi ogni difficoltà delle famiglie – comprensibili ma temporanee – per attaccare chi lavora concretamente per migliorare i servizi. Il nostro impegno per garantire ai ragazzi strutture moderne e sicure continuerà con la stessa determinazione. Nei prossimi giorni ulteriori dettagli.

Le Zone Rosse: una cortina di fumo per nascondere l’immobilismo del governo

Le due interviste sulla zona rossa del quartiere Arcella offrono uno spaccato emblematico delle contraddizioni che attraversano le politiche di sicurezza del centrodestra. Da un lato il sottosegretario Ostellari che celebra la “maggiore vivibilità” ottenuta, dall’altro l’europarlamentare Zan che denuncia la natura meramente cosmetica di questi interventi. Una dialettica che rivela la vera natura delle zone rosse: un palliativo mediatico che maschera l’incapacità strutturale di questo governo di affrontare le radici dei problemi sociali.

Quello che emerge con chiarezza dai fatti fortunatamente limitati di Montegrotto Terme è la conferma di ciò che Zan aveva anticipato: le zone rosse non eliminano i problemi, li spostano. È il classico “gioco delle tre carte” applicato alle politiche di sicurezza. Si crea l’illusione del controllo in un’area specifica, mentre il degrado si riversa a macchia d’olio sui territori limitrofi, spesso colpendo zone storicamente tranquille come quella termale.

Questo spostamento non è un effetto collaterale imprevisto, ma la logica conseguenza di un approccio che confonde la gestione dell’emergenza con la risoluzione strutturale dei problemi. Quando Ostellari parla di “maggiore vivibilità” ad Arcella, omette di dire a quale prezzo questa sia stata ottenuta per i territori circostanti.

Ciò che più colpisce è l’ammissione implicita di fallimento contenuta nelle stesse parole di Ostellari. Dopo anni di governo di centrodestra, ci si limita ancora a “zone ad alto impatto” e “maggiore presenza delle forze dell’ordine”, senza mai affrontare le lacune legislative e giuridiche che rendono inefficace l’azione repressiva.

Il sistema penale rimane inadeguato di fronte a reati che si ripetono ciclicamente, vanificando gli sforzi delle forze dell’ordine costrette a rincorrere sempre gli stessi fenomeni. Dove sono le riforme strutturali? Dove sono gli interventi normativi che dovrebbero rendere più efficace l’azione giudiziaria? Il silenzio è assordante.

La verità è che al centrodestra la tensione sociale fa comodo. È il carburante della loro narrazione politica, il pretesto per alimentare quella paura che diventa consenso elettorale. Risolvere davvero i problemi significherebbe privarsi del loro principale argomento di propaganda.

Per questo si preferisce la logica dell’emergenza perenne: zone rosse che si moltiplicano, allarmi che si susseguono, responsabilità che vengono sempre scaricate su altri – l’Europa, la magistratura, le amministrazioni locali di centrosinistra. Tutto pur di non ammettere che dopo anni di governo, i problemi non solo persistono, ma spesso si aggravano.

I fatti avvenuti in prossimità della stazione sono la cartina di tornasole di questo fallimento. Una zona termale tradizionalmente tranquilla che paga il prezzo dello spostamento dei problemi da altre zone. È la dimostrazione plastica di come le zone rosse siano solo un costoso spostamento di poltrone su un Titanic che continua ad affondare.

Tutti i cittadini che vedono compromessa la serenità del loro territorio sono le vittime collaterali di una politica che privilegia l’apparenza sulla sostanza, l’annuncio sulla soluzione, il consenso immediato sulla risoluzione strutturale dei problemi.

Il centrodestra continua a governare sull’emergenza perché dall’emergenza trae la sua legittimazione. Ma tutti noi cittadini e forze dell’ordine  meritiamo di più di questo eterno gioco di specchi, da questo governo tutto chiacchiere e zero soluzioni.

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